domenica 23 dicembre 2012

Libriamoci 2012 - Fabian Negrin


"Principessa Pel di topo e altre 41 favole da scoprire" di Jacob e Wilhelm Grimm
illustrazioni di Fabian Negrin (edito da Donzelli)













"Bestie" di Fabian Negrin (edito da Gallucci)






"Bestie" e "Principessa Pel di topo"


Dopo un periodo di disinteresse per il disegno e teso alla sola scrittura, Fabian Negrin ritorna a disegnare (come ci ha raccontato nella visita guidata in occasione della grande retrospettiva che Libriamoci – mostra internazionale di illustrazione gli ha dedicato a Macerata) ritrovando il piacere, l’interesse, l’incanto del disegno. Ciò, a partire dal libro “Chiamatemi Sandokan” (edito da Salani) che è un omaggio all’intramontabile centotrentenne personaggio di Salgari. Ancora più evidente il brio, la festosità del disegnare in “Frida e Diego” (edito in Italia da Gallucci) e negli ultimi due libri dati alle stampe, dei quali parleremo qui di seguito: “Bestie” (edito da Gallucci per l’Italia) e la raccolta dei fratelli Grimm, “Principessa Pel di topo e altre 41 fiabe da scoprire” (edito da Donzelli, traduzione Camilla Miglio).


continua qui nel sito dell'associazione fabbricadelleFavole ARS IN FABULA


pdf articolo: Bestie e Principessa Pel di topo




lunedì 10 dicembre 2012

ARS IN FABULA magazine

Ho contribuito con le interviste, i testi, eccetera:





Ecco il sito dove potete leggere la rivista:

ARS IN FABULA
http://www.fabbricadellefavole.com/?&id=82&language=it



venerdì 3 febbraio 2012

Frida e Diego - una favola messicana



"El Día de Muertos di Frida e Diego"

Fabian Negrin (recentemente ha vinto il CJ Picture Book Award per L’ombra e il bagliore edito da Orecchio Acerbo) con Frida e Diego - una favola messicana scrive e disegna un frizzante albo che ci parla della morte e di un possibile diverso modo di considerarla.

Il Giorno dei Morti, in Messico, è una ricorrenza allegra: si cucina in abbondanza, si banchetta e si ascolta la musica vicino alle tombe dei defunti; è un’usanza ereditata dalla civiltà azteca, che l’invasione dei cattolici spagnoli non è riuscita a sradicare. In questo giorno, in un cimitero, Negrin ambienta la storia di Frida Kahlo e Diego Rivera bambini (con un volo d’immaginazione, sono già innamorati e con le caratteristiche che saranno proprie dei due grandi artisti), dove Diego cade in una fossa profonda e buia che porta al Paese dei Teschi. Frida (che fa pensare a Orfeo che va nell’oltretomba per riprendersi l’amata Euridice; con esito opposto però) lo segue per riportarlo in superficie. Grazie all’aiuto di uno Xoloitzcuintle (una razza canina sacra per gli Aztechi, il rappresentante in terra del dio dell’oltretomba) fuggiranno dai Teschi compiendo l’impresa.




Le tavole di Fabian Negrin ci restituiscono i colori netti e caldi del giorno di festa, quando i due protagonisti sono in superficie. Sono terrigne, intense e avvolgenti (rimanendo sempre festose) quando i due sono sottoterra, nel Paese dei Teschi.





Così rappresentata, la morte non è più quel ricordo nero, silenzioso e doloroso del lutto cattolico, ma la colorata e festante memoria delle persone amate. Il segno incisivo lavora molto per mostrarci l’intero spazio delle tavole pieno di dettagli (con tutto il carico dell’ironia, sempre presente in tutti i lavori di Negrin) e le sfumature nelle espressioni dei volti dei personaggi sono già da sole dei lunghi romanzi sudamericani.


Frida e Diego – una favola messicana è un bellissimo albo pubblicato in contemporanea da Carlo Gallucci Editore in Italia, e da Editions du Seuil in Francia.

Rubrica "Letto per voi" su www.fabbricadellefavole.com

martedì 24 gennaio 2012

L'autobus di Rosa...











“L’autobus di Rosa”

Ecco che sta passando un autobus: è quello di Rosa Parks. La donna che divenne un’icona del movimento per i diritti civili dei neri d’America. Perché può capitare che il piccolo gesto di disubbidienza di una sola persona metta in moto un’azione di rivolta collettiva. Così accadde nel 1955 a Montgomery in Alabama quando Rosa Parks venne arrestata per non aver ceduto il posto a un passeggero bianco. Un “No” sereno di chi sta nel giusto (che ricorda quel“Avrei preferenza di no” di Bartleby lo scrivano del grande Herman Melville) che diede inizio alla rivolta degli Afroamericani, finché dopo più di un anno non arrivò la vittoria, con la proclamazione, da parte della Corte Suprema, di anticostituzionalità della segregazione razziale sui mezzi pubblici.

Il bel racconto di Fabrizio Silei parte dai giorni nostri: il nonno conduce il piccolo Ben all’Henry Ford Museum per mostrare e fargli conoscere la storia dell’autobus di Rosa Parks. Ma soprattutto, per chiedere scusa. Perché la sera dell’arresto di Rosa, lui era su questo autobus. Però non mosse un dito, non appoggiò la donna. E questo è il pesante senso di colpa che ha portato addosso per tutta la vita. Ora, il regalo del nonno arriva sotto la forma di un insegnamento prezioso: non bisogna essere indifferenti nella vita; bisogna schierarsi quando si è nel giusto o si riceve una ingiustizia.

La narrazione di Silei è in formidabile e intelligente dialogo con il racconto per immagini di Maurizio Quarello. L’intenso colore delle tavole che racconta il presente, viene sostituito dal bianco e nero (che ricorda le inquadrature dei film dei grandi registi americani; John Houston, John Ford, per dirne due) che rende meglio il clima soffocante delle prevaricazioni e violenze dei bianchi verso i neri. Un modo giusto per entrare in quel mondo violento e farlo vivere al lettore (bambino o grande che sia) che impara a conoscere e riconoscere quando ciò, la Storia, si ripete.

“L’autobus di Rosa” è un bellissimo libro edito in Italia da orecchio acerbo in collaborazione con Amnesty International. Pubblicato anche in Francia, Germania, Spagna, Grecia, Brasile e Portogallo.





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